La disciplina della espropriazione per pubblica utilità ha sempre costituito la misura del rapporto tra autorità pubblica e privati.
La proprietà privata può essere sacrificata in nome dell'interesse pubblico? E, se è possibile, l'indennizzo da corrispondere al privato espropriato è il valore venale del bene o una cifra ridotta?
Dietro queste domande si cela la concezione dello statuto proprietario inteso come diritto della personalità - e come tale indennizzabile secondo il valore venale - o un diritto reale sacrificabile in nome dell'interesse pubblico.
L'espropriazione perciò è la cartina di tornasole su cui si misura l'idea che l'ordinamento ha della proprietà. Le numerose decisioni giurisprudenziali, in particolare quelle della Corte europea dei diritti dell'uomo, hanno costretto il legislatore nazionale a modificare la normativa nazionale in materia. Tuttavia, riemergono spesso problemi irrisolti.
Di questo si tratterà nell'incontro "Espropriazione per pubblica utilità", organizzato dall'Associazione nazionale di magistrati amministrativi "Art. 111", con la Cattedra di Diritto amministrativo dell'Università e l'Ordine degli Avvocati nei giorni 11 e 12 ottobre presso l'aula Magna Quistelli.
Relazionano ed intervengono docenti universitari, magistrati amministrativi ed ordinari, come indicato nel programma.
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