É partito il 24 marzo scorso nell’Ateneo reggino il ciclo di incontri sui diritti dell’uomo in Europa e nel mondo, organizzato dal Movimento Contaminiamo i Saperi in collaborazione con il Centro Monoriti e la Mediterranea.
Protagonisti dell’iniziativa di formazione, oltre agli studenti e ai componenti del Movimento guidato dal professore Angelo Viglianisi Ferraro, sono state le sezioni di Reggio Calabria della Croce Rossa Italiana e della Lidu (Lega italiana diritti dell’uomo).
All’evento – inserito nei Percorsi di Riflessione Condivisa (incontro mensile con l’esperto, che ha già ospitato Libera, Exodus e Reggio Non Tace) – è intervenuta anche la prof.ssa Stefania Romeo, docente del Dipartimento di Giurisprudenza ed Economia, che dopo l'introduzione di Marco Papandrea - il più giovane ed entusista studente del gruppo di Contaminiamo i Saperi- ha preso la parola spiegando quanto i diritti dell’uomo siano già tutelati giuridicamente “sulla carta”, ma quanto nella pratica vi sia ancora molto da fare, per rendere effettive le proclamazioni scritte.
La Lidu è stata rappresentata dalla dott.ssa Maria Antonia Belgio, che ricollegandosi al precedente intervento, ha evidenziato l'opportunità che anche l'Italia adotti una serie di ulteriori azioni a tutela dei diritti dell’uomo. La presidente provinciale Lidu ha dimostrato come ogni giorno la dignità della persona venga calpestata in molti aspetti della vita (dalla libertà di religione alla libertà sessuale), concentrandosi poi soprattutto sulla condizione dei detenuti in Italia (ben illustrata da un toccante cortometraggio).
La dott.ssa La Manna e Antonio Frulio hanno spiegato le origini e la mission della Croce Rossa Italiana, realtà, esistente ormai in oltre 300 Stati del mondo. Hanno poi discusso del diritto internazionale umanitario e di quanto esso sia salvifico nei conflitti fra le nazioni.
L’incontro ha consentito di far emergere la rilevanza della presenza della Croce e della Luna Rossa al termine di un conflitto (a prescindere dalla ragioni che hanno condotto alla guerra). L’operato di tali organizzazioni solidali mira a garantire la salvaguardia della vita e della dignità del ferito, che non viene abbandonato e lasciato morire sul campo di battaglia, ma viene curato (indipendentemente dalla sua nazionalità o dalle sue convinzioni religiose, politiche e personali).
Resoconto a cura del laboratorio di giornalismo e comunicazione del Movimento Contaminiamo i Saperi